Sei solo chiacchiere e distintivo…
Immagino la ricorderete tutti questa battuta cinematografica, e chissà quante volte l’avrete fatta a un amico. Per sfotterlo più che per offenderlo. Il film è “Gli Intoccabili”, il regista Brian De Palma, i protagonisti un eccelso Robert De Niro nei panni del gangster Al Capone e Kevin Costner a interpretare Eliott Ness, l’agente federale che riuscì a incastrare il boss mafioso e dalla cui autobiografia è tratto appunto il film. La battuta rappresenta la “sfida” lanciata da Al Capone al poliziotto e alla fine, con la sua cattura e condanna, risulterà alquanto prematura e infelice. Ma resta comunque una battuta “potente”, facile da ricordare e quindi da applicare ai supposti fanfaroni che si nascondono dietro la propria vera o presunta autorità.
Siamo a trent’anni dall’uscita del film che ebbe giustamente un successo straordinario. Quel giustamente lo dico io, che non sono un cinefilo e mi ricordo sì e no due film su cento. La ricorrenza l’ho letta sul Corriere della Sera, perché pure a date sono assai scarso. Ma questo ricordo mi ha fatto scattare quel meccanismo della memoria… In questo caso sì, insomma, quello di elencare mentalmente altre battute di film che sono entrate ormai nel linguaggio comune, che ripetiamo in automatico.
Cosa ho trovato… senza spiare su Google? Beh, se promettete di non ridere per il mio basso livello cinefilo…
“Amare vuol dire non dover mai dire mi dispiace” – Love Story
“Che la forza sia con te” – Guerre Stellari
“Si- può- fa-re” – Frankenstein Junior
“E.T. telefono casa” – E.T. L’extraterrestre
“Francamente me ne infischio” – Via col Vento
“Noodles cos’hai fatto in tutti questi anni? Sono andato a letto presto” – C’era una volta in America
Ma preferisco quelle romane:
“Maccherò, tu m’hai provocato e io me te magno”, Alberto Sordi – Un americano a Roma
“Senti st’olive… so’ ggreche”, Mario Brega – Borotalco
“Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma”, ancora Mario Brega - Bianco, Rosso e Verdone
E la migliore per me resta:
“Siamo uomini o caporali…?”
Perché Totò non poteva trovare un aforisma migliore per descrivere uno dei lati oscuri dell’animo umano, forse il più ricorrente, il più atavico, il più italico, ovvero il vizio di spadroneggiare su chi sta un gradino sotto di te, nella scala sociale, nel lavoro, ovunque. Oggi i ragazzi non sanno cosa voglia dire esattamente caporale perché non esiste più il servizio militare, ma noi siamo cresciuti tra questi omuncoli che si rifacevano della loro inadeguatezza sul più debole.
Vabbè, torno per un attimo al…trentennale.
Solo chiacchiere e distintivo… oggi mi pare una definizione adattabile in particolar modo alla categoria dei commentatori-telecronisti sportivi nostrani. Di sicuro ci avrete fatto caso: alla loro profusione di chiacchiere (ricordate l’essenzialità di un Nicolò Carosio?) si accompagna invariabilmente un fosforescente distintivo giallo e rosso. Confesso che le partite in tv le vedo senza audio, perché i calciatori li distinguo da solo e le tattiche le capisco da me. Ma quando mi capita di ascoltare certi resoconti, certe interviste genuflesse, certe storie riedite con il distintivo sul petto, non ho altra scelta che cambiare canale alla velocità della luce. Non faccio nomi, neanche li conosco, li confondo in quel profluvio di ovvietà.
Ripensando con nostalgia ai Giornalisti della tv (allora più della radio, in verità) che posso invece ricordare con la G ben maiuscola: Roberto Bortoluzzi e Sandro Ciotti, Claudio Valenti, Enrico Ameri e Alfredo Provenzali, Bruno Pizzul e Nando Martellini, Claudio Ferretti e Riccardo Cucchi. E’ vero, prima c’era solo la Rai e la professionalità era considerata oltre alla tessera di partito il primo requisito ma adesso pare che generazioni intere siano approdate alle redazioni sportive con un'altra tessera in tasca, quella della curva Sud. Divertitevi a fare un elenco, come quello delle battute dei film. Senza dimenticare le giornaliste… Ce ne sono, eccome, di giallorosse doc. Loro si fanno sgamare anche più facilmente perché hanno l'aria in genere adorante.
Ah, dimenticavo. Tra i nomi che ho citato prima ci sono almeno tre grandi tifosi della Lazio. Io li ho scoperti solo frequentandoli, mai la loro fede poteva trasparire ai miei occhi e soprattutto alle mie orecchie di ragazzo da una sola cronaca o da un solo commento.
Lo stile era: niente chiacchiere e nessun distintivo.
Al massimo un caporale ogni tanto…
Immagino la ricorderete tutti questa battuta cinematografica, e chissà quante volte l’avrete fatta a un amico. Per sfotterlo più che per offenderlo. Il film è “Gli Intoccabili”, il regista Brian De Palma, i protagonisti un eccelso Robert De Niro nei panni del gangster Al Capone e Kevin Costner a interpretare Eliott Ness, l’agente federale che riuscì a incastrare il boss mafioso e dalla cui autobiografia è tratto appunto il film. La battuta rappresenta la “sfida” lanciata da Al Capone al poliziotto e alla fine, con la sua cattura e condanna, risulterà alquanto prematura e infelice. Ma resta comunque una battuta “potente”, facile da ricordare e quindi da applicare ai supposti fanfaroni che si nascondono dietro la propria vera o presunta autorità.
Siamo a trent’anni dall’uscita del film che ebbe giustamente un successo straordinario. Quel giustamente lo dico io, che non sono un cinefilo e mi ricordo sì e no due film su cento. La ricorrenza l’ho letta sul Corriere della Sera, perché pure a date sono assai scarso. Ma questo ricordo mi ha fatto scattare quel meccanismo della memoria… In questo caso sì, insomma, quello di elencare mentalmente altre battute di film che sono entrate ormai nel linguaggio comune, che ripetiamo in automatico.
Cosa ho trovato… senza spiare su Google? Beh, se promettete di non ridere per il mio basso livello cinefilo…
“Amare vuol dire non dover mai dire mi dispiace” – Love Story
“Che la forza sia con te” – Guerre Stellari
“Si- può- fa-re” – Frankenstein Junior
“E.T. telefono casa” – E.T. L’extraterrestre
“Francamente me ne infischio” – Via col Vento
“Noodles cos’hai fatto in tutti questi anni? Sono andato a letto presto” – C’era una volta in America
Ma preferisco quelle romane:
“Maccherò, tu m’hai provocato e io me te magno”, Alberto Sordi – Un americano a Roma
“Senti st’olive… so’ ggreche”, Mario Brega – Borotalco
“Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma”, ancora Mario Brega - Bianco, Rosso e Verdone
E la migliore per me resta:
“Siamo uomini o caporali…?”
Perché Totò non poteva trovare un aforisma migliore per descrivere uno dei lati oscuri dell’animo umano, forse il più ricorrente, il più atavico, il più italico, ovvero il vizio di spadroneggiare su chi sta un gradino sotto di te, nella scala sociale, nel lavoro, ovunque. Oggi i ragazzi non sanno cosa voglia dire esattamente caporale perché non esiste più il servizio militare, ma noi siamo cresciuti tra questi omuncoli che si rifacevano della loro inadeguatezza sul più debole.
Vabbè, torno per un attimo al…trentennale.
Solo chiacchiere e distintivo… oggi mi pare una definizione adattabile in particolar modo alla categoria dei commentatori-telecronisti sportivi nostrani. Di sicuro ci avrete fatto caso: alla loro profusione di chiacchiere (ricordate l’essenzialità di un Nicolò Carosio?) si accompagna invariabilmente un fosforescente distintivo giallo e rosso. Confesso che le partite in tv le vedo senza audio, perché i calciatori li distinguo da solo e le tattiche le capisco da me. Ma quando mi capita di ascoltare certi resoconti, certe interviste genuflesse, certe storie riedite con il distintivo sul petto, non ho altra scelta che cambiare canale alla velocità della luce. Non faccio nomi, neanche li conosco, li confondo in quel profluvio di ovvietà.
Ripensando con nostalgia ai Giornalisti della tv (allora più della radio, in verità) che posso invece ricordare con la G ben maiuscola: Roberto Bortoluzzi e Sandro Ciotti, Claudio Valenti, Enrico Ameri e Alfredo Provenzali, Bruno Pizzul e Nando Martellini, Claudio Ferretti e Riccardo Cucchi. E’ vero, prima c’era solo la Rai e la professionalità era considerata oltre alla tessera di partito il primo requisito ma adesso pare che generazioni intere siano approdate alle redazioni sportive con un'altra tessera in tasca, quella della curva Sud. Divertitevi a fare un elenco, come quello delle battute dei film. Senza dimenticare le giornaliste… Ce ne sono, eccome, di giallorosse doc. Loro si fanno sgamare anche più facilmente perché hanno l'aria in genere adorante.
Ah, dimenticavo. Tra i nomi che ho citato prima ci sono almeno tre grandi tifosi della Lazio. Io li ho scoperti solo frequentandoli, mai la loro fede poteva trasparire ai miei occhi e soprattutto alle mie orecchie di ragazzo da una sola cronaca o da un solo commento.
Lo stile era: niente chiacchiere e nessun distintivo.
Al massimo un caporale ogni tanto…
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