La vera bellezza del gioco del calcio non è un gol all'incrocio di Ronaldo o un dribbling stretto di Messi. Questi sì sono gesti tecnici, ci mettono tutti d'accordo ma non ci bastano più.
Ma no... Il fascino imbattibile del gioco del calcio è nella trasformazione dell'uomo in...tifoso.
Direte: vabbè, ma mica da oggi? Che scoperta è? Ci sono tifosi che per una discussione nata male al bar sono finiti in carcere o in ospedale, se non peggio. E' così. E' come la trasformazione dell'uomo...in automobilista. Quando si perde definitivamente ogni freno inibitorio anche solo perché un altro inavvertitamente ti è sfilato davanti nel traffico o non ti ha dato una dubbia precedenza.
Ma il calcio, dicevo, muove i sentimenti e soprattutto annebbia le coscienze come niente altro al mondo. Perfino più di un ingorgo cittadino.
Penso a Donnarumma, che tutti chiamano Gigio. E penso al suo procuratore, Raiola, a cui ho sentito augurare più o meno da parte di tutti malattie fulminanti o, preferibilmente, agonie eterne tra dolori lancinanti. Penso al caso in cui non fosse un giocatore, questo Gigio, ma un normale libero professionista, magari il cuoco mago del tiramisù, che come lo fa lui, con l'ingrediente segreto, neanche un consesso di maghi pasticcieri: E allora? Tu guadagni tot. Io per portarti nella mia cucina ti dò dieci volte tanto, una villa sul mare più esclusivo della Costa Smeralda, sistemo tutta la tua famiglia per la vita e compagnia cantando... Voi, mago del tiramisù, che fareste? Io credo che accettereste e ve ne andreste dopo aver magari abbracciato e ringraziato il vostro primo datore di lavoro che vi ha dato carta bianca e fornito gli ingredienti del tiramisù. Questo in un mondo normale...
Ma il mondo dei tifosi di calcio (non di basket, chessò, basta vedere le regole di mercato della Nba) è caratterizzato evidentemente da uno scollamento dalla realtà. Sostiene il tifoso - non solo milanista, questo è il bello - che Donnarumma i quattro milioni l'anno che gli offre il Milan li deve accettare e punto. Altrimenti impiccate lui e Raiola, che si è fatto un capitale sfruttando i piedi altrui che noi neanche in un centinaio di vite al top. Ma se, mettiamo, il Real Madrid di milioni gliene dà anche solo mezzo di più e poi gli garantisce di lottare in eterno o quasi per salire sul tetto d'Europa e poi del Mondo e diventare il portiere più forte, più noto, più imbattuto di sempre... ma io dico voi cosa fareste?
Perché va bene l'invidia, che è pure la mia ci mancherebbe. Ma saremo tutti liberi di accettare la migliore offerta per il nostro lavoro? Me lo chiedo sommessamente e giro l'affermazione anche ai giocatori che nelle serie minori saranno pure liberi di accettare un'offerta di 50.000 euro in più all'anno. O no? O si deve sindacare anche sull'entità della cifra?
L'uomo, quando diventa tifoso, cambia pelle ma soprattutto cervello. Dice: ma come, quello aveva baciato la maglia e poi se ne va dalla mia squadra, tradisce la bandiera e amenità varie... Certo che lo fa. Tu sei il tifoso, mica lui? Lo fa quello che in una società ci è nato, a maggior ragione poi uno che ci è solo passato. Penso a Keita, visto che stiamo a Roma. Ma vale pure per Rudiger o per Manolas se andranno via. E cosa ci si può fare? Pareggiare l'offerta altrui? A volte non basta perché uno se ne vuole andare e basta perché magari in città fa troppo freddo o non può passeggiare, gli stanno sulle scatole il presidente o il diesse o perché magari sa che vincere qualcosa in una determinata piazza è più difficile che veder ripassare la cometa di Halley, bisognerà aspettare fino al 2061 o giù di lì e tutto questo tempo lui non lo ha. Normale. Ma non basta...
Ora l'ultimo grido della moda sono i tifosi filo-societari. Cioè quelli che invitano la società a non spendere, a tenersi i soldi, a essere morigerata. Quelli che scelgono se uno deve restare o andar via in base a quanto costa al povero presidente. Sono suoi parenti stretti? Del presidente, dico. Boh. Magari nel giro gli arriva in tasca qualcosa o gli basta una pacca sulla spalla o una telefonata di simpatia. Ma ci sono anche questi, una nuova progenie: in genere danno una caccia virtualmente spietata ai procuratori (ma se uno vuole pagarsi un procuratore, sarà libero, o manco questo?), bacchettano chi vorrebbe più forte la propria squadra, sposano a prescindere qualsiasi idea del club, meglio se a parametro zero.
E' un genere di tifoso cosiddetto "mutante", uno che il bilancio prima di tutto, e l'importante è partecipare e non vincere, purché il presidente faccia la plusvalenza, corpo di un Raiola!!!
Ma no... Il fascino imbattibile del gioco del calcio è nella trasformazione dell'uomo in...tifoso.
Direte: vabbè, ma mica da oggi? Che scoperta è? Ci sono tifosi che per una discussione nata male al bar sono finiti in carcere o in ospedale, se non peggio. E' così. E' come la trasformazione dell'uomo...in automobilista. Quando si perde definitivamente ogni freno inibitorio anche solo perché un altro inavvertitamente ti è sfilato davanti nel traffico o non ti ha dato una dubbia precedenza.
Ma il calcio, dicevo, muove i sentimenti e soprattutto annebbia le coscienze come niente altro al mondo. Perfino più di un ingorgo cittadino.
Penso a Donnarumma, che tutti chiamano Gigio. E penso al suo procuratore, Raiola, a cui ho sentito augurare più o meno da parte di tutti malattie fulminanti o, preferibilmente, agonie eterne tra dolori lancinanti. Penso al caso in cui non fosse un giocatore, questo Gigio, ma un normale libero professionista, magari il cuoco mago del tiramisù, che come lo fa lui, con l'ingrediente segreto, neanche un consesso di maghi pasticcieri: E allora? Tu guadagni tot. Io per portarti nella mia cucina ti dò dieci volte tanto, una villa sul mare più esclusivo della Costa Smeralda, sistemo tutta la tua famiglia per la vita e compagnia cantando... Voi, mago del tiramisù, che fareste? Io credo che accettereste e ve ne andreste dopo aver magari abbracciato e ringraziato il vostro primo datore di lavoro che vi ha dato carta bianca e fornito gli ingredienti del tiramisù. Questo in un mondo normale...
Ma il mondo dei tifosi di calcio (non di basket, chessò, basta vedere le regole di mercato della Nba) è caratterizzato evidentemente da uno scollamento dalla realtà. Sostiene il tifoso - non solo milanista, questo è il bello - che Donnarumma i quattro milioni l'anno che gli offre il Milan li deve accettare e punto. Altrimenti impiccate lui e Raiola, che si è fatto un capitale sfruttando i piedi altrui che noi neanche in un centinaio di vite al top. Ma se, mettiamo, il Real Madrid di milioni gliene dà anche solo mezzo di più e poi gli garantisce di lottare in eterno o quasi per salire sul tetto d'Europa e poi del Mondo e diventare il portiere più forte, più noto, più imbattuto di sempre... ma io dico voi cosa fareste?
Perché va bene l'invidia, che è pure la mia ci mancherebbe. Ma saremo tutti liberi di accettare la migliore offerta per il nostro lavoro? Me lo chiedo sommessamente e giro l'affermazione anche ai giocatori che nelle serie minori saranno pure liberi di accettare un'offerta di 50.000 euro in più all'anno. O no? O si deve sindacare anche sull'entità della cifra?
L'uomo, quando diventa tifoso, cambia pelle ma soprattutto cervello. Dice: ma come, quello aveva baciato la maglia e poi se ne va dalla mia squadra, tradisce la bandiera e amenità varie... Certo che lo fa. Tu sei il tifoso, mica lui? Lo fa quello che in una società ci è nato, a maggior ragione poi uno che ci è solo passato. Penso a Keita, visto che stiamo a Roma. Ma vale pure per Rudiger o per Manolas se andranno via. E cosa ci si può fare? Pareggiare l'offerta altrui? A volte non basta perché uno se ne vuole andare e basta perché magari in città fa troppo freddo o non può passeggiare, gli stanno sulle scatole il presidente o il diesse o perché magari sa che vincere qualcosa in una determinata piazza è più difficile che veder ripassare la cometa di Halley, bisognerà aspettare fino al 2061 o giù di lì e tutto questo tempo lui non lo ha. Normale. Ma non basta...
Ora l'ultimo grido della moda sono i tifosi filo-societari. Cioè quelli che invitano la società a non spendere, a tenersi i soldi, a essere morigerata. Quelli che scelgono se uno deve restare o andar via in base a quanto costa al povero presidente. Sono suoi parenti stretti? Del presidente, dico. Boh. Magari nel giro gli arriva in tasca qualcosa o gli basta una pacca sulla spalla o una telefonata di simpatia. Ma ci sono anche questi, una nuova progenie: in genere danno una caccia virtualmente spietata ai procuratori (ma se uno vuole pagarsi un procuratore, sarà libero, o manco questo?), bacchettano chi vorrebbe più forte la propria squadra, sposano a prescindere qualsiasi idea del club, meglio se a parametro zero.
E' un genere di tifoso cosiddetto "mutante", uno che il bilancio prima di tutto, e l'importante è partecipare e non vincere, purché il presidente faccia la plusvalenza, corpo di un Raiola!!!
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RispondiEliminaLo hai detto giustamente tu: non prendiamoci in giro e non facciamoci prendere in giro...
EliminaLo hai detto giustamente tu: non prendiamoci in giro e non facciamoci prendere in giro...
EliminaSei troppo cinico. Sull'"altra storia" io sono una romantica. Sinceramente il Donnarumma's story mi ha stancato. Non si parla d'altro da giorni. Guardate un film. Leggete un libro (magari il tuo). Fate l'amore ma, per carità, lasciate un ragazzo al suo destino e alle sue scelte.
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