Un destino parallelo

Qualche anno fa ho letto uno dei libri che mi hanno più colpito, di quelli che insomma ti lasciano dentro qualcosa. Si chiama "Un destino parallelo" (Fazi Editore) ed è scritto magnificamente da Tamim Ansary, afgano di passaporto americano. Faccio prima, per farvi capire di cosa si tratta, a riportarvi la scheda del libro. L’antico Egitto, la Mesopotamia, la Grecia e Roma, la nascita della cristianità, i secoli bui, il Rinascimento e la Riforma, l’Illuminismo, l’industrializzazione, infine il raggiungimento della democrazia: questa è la nostra metà della storia, la nostra versione dei fatti.Ma c’è un’altra storia che scorre sotto la pelle dell’Occidente: parallela alla nostra, assente dai manuali scolastici, ma sempre più alla ribalta della scena globale. La storia dell’islam.La comunità musulmana, proprio come l’Europa, si è sentita per mille anni al centro del mondo: a partire dalla vita di Maometto, attraverso il succedersi di grandi imperi, fino alle lotte e ai movimenti ideologici che hanno sgretolato l’unità dell’islam e portato ai più recenti conflitti e all’11 settembre.Ma mai come ora è necessario che queste storie si incontrino. Tamim Ansary – metà afgano, metà americano – affonda le sue radici personali in tale duplicità, e proprio per questo si propone di colmare il vuoto che la cultura occidentale ha nei confronti di quella musulmana. Documentato e imparziale, Un destino parallelo ricostruisce una visione complementare indispensabile per sanare l’incomunicabilità che ancora intercorre tra due civiltà che hanno avuto storie diverse, ma indissolubilmente intrecciate, almeno fino a quando l’islam ha lentamente realizzato che l’Occidente aveva irrimediabilmente dirottato a suo favore il destino del mondo.
Ovvio che lo consigli vivamente, specie a chi ama la storia e a chi ha desiderio di capire.
Una cosa in particolare mi è rimasta impressa di questo libro: la nascita del conflitto tra seguaci di Maometto, ovvero tra sciiti e sunniti, che risale alla notte dei tempi, ai figli stessi del Profeta. E' tutto spiegato nella sua evoluzione. E mi ha sempre condizionato, per la sua chiarezza e inconfutabilità, nella valutazione del fenomeno Isis. I fanatici che sgozzano i passanti o si fanno esplodere a un concerto di ragazzini sono di religione sunnita. Per intenderci la stessa dei governanti dei principali stati arabi (e a suo tempo di Saddam in Iraq). Gli sciiti, viceversa, sono al potere in Iran e in Siria. E hanno dalla loro parte l'etnia curda. Sul campo di battaglia sono gli sciiti quelli che si stanno opponendo e hanno frenato e rintuzzato l'avanzata del cosiddetto califfato.
Non  è un caso, dunque, che ci sia stato due giorni fa il primo attacco nel cuore politico e religioso di Teheran. E non è un caso che i giocatori dell'Arabia Saudita si siano rifiutati - ovviamente su disposizione della loro federazione - di osservare il minuto di silenzio, prima della partita mondiale con l'Australia, per onorare le vittime innocenti di Londra. E prima di Manchester, di Parigi...
E' chiaro a tutti chi stia con chi a proposito dell'Isis. Chi finanzi il sedicente Stato Islamico e chi lo contrasti. Eppure Trump va a ballare la danza delle spade in Arabia nella sua prima uscita ufficiale dagli Stati Uniti e ne approfitta per attaccare l'Iran, perché considerato troppo nemico di Israele e perché sta cercando, con riforme e aperture sociali, di riprendere il posto che competerebbe all'antica Persia nello scacchiere internazionale. Al di sopra di tutto ci sono ovviamente enormi interessi economici, gli unici che veramente smuovano gli oceani. La finanza mondiale è molto più attenta a concludere affari che a preservare i cittadini inermi dalla furia omicida di fanatici di strada.
Non è una novità che sia proprio l'Occidente a fornire in fondo armi, attraverso questo giro d'affari, a chi dice di combattere. Esattamente come la Russia arma e sostiene a sua volta gli alleati sciiti: bisogna dirlo, almeno con maggiore coerenza e chiarezza.
Temo che abbiano ragione i giocatori dell'Arabia sunnita a farsi beffe del minuto di silenzio per qualche occidentale sgozzato. Siamo noi occidentali a continuare a mandare al potere chi il pericolo Isis lo contrasta solo a parole, continuando in realtà a finanziarlo attraverso i propri partners finanziari. E' il denaro e non il sangue a fare la Storia. Dovremmo tutti aprire gli occhi invece di scandalizzarci di uno "scandalo annunciato"...   




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