Aquino, il Palio che non ti aspetti

L'Italia "medioevale" continua a percorrere ogni estate la strada del ricordo a suon di palii (sarà questo il plurale di palio?), disfide, quintane, giostre a cavallo.
E sagre di contorno, ovviamente, dove il vino scorre ad accompagnare salsicce e arrosticini.
Quando il mio amico Libero mi ha invitato al suo paese, Aquino, per la quarta edizione della sfida tra le otto contrade cittadine, ho subito accettato di calarmi in questa atmosfera millenaria, che ti fa scoprire la suggestione e la bellezza di un'Italia che non ha rivali al mondo. E che noi stessi siamo portati a sottovalutare o, peggio, colpevolmente, a sminuire.
Ve lo dico subito: Aquino ha un suo fascino speciale... Racchiuso nel compatto centro storico che affaccia su una vallata splendida (per quanto sporcata in lontananza dalla solita superstrada costruita senza rispetto) e, appena fuori dal paese, dalla chiesa romanica di Santa Maria della Libera, che compare maestosa tra i campi attirando giustamente da secoli le giovani coppie di sposi della zona e non solo. Confesso con un po' di vergogna che là per là non avevo pensato a San Tommaso... Lo so, è come passare da Vinci e non ricordarsi di Leonardo. E' che uno ripete meccanicamente San Tommaso d'Aquino (per carità, non è che sui libri di filosofia del liceo gli sia dedicato più di un paragrafo!) e non fa mente locale. Ma non basta: Aquino è anche la patria del grande Giovenale (al secolo Decimo Giunio), poeta latino dell'immediato dopo Cristo, celebre per le sue Satire e anche pretore per la verità. Un paio d'assi mica da poco da mettere in tavola.
Ma si diceva del Palio. Che insomma, per quanto giovane (è nato nel 2014), ha tutte le carte storiche in regola per farsi valere. Ogni contrada ha i propri colori - e sono contento di aver portato involontariamente fortuna ai biancoblù di San Marco che lo hanno conquistato al fotofinish - i propri costumi d'epoca, immagino ricamati da volenterose contradaiole, le proprie canzoni e soprattutto i propri baldi giovani (ma pure signore che si sono distinte nel gioco iniziale, quello dell'anfora piena d'acqua da portare di corsa sospesa sulla testa, senza toccarla con le mani...) che si sono dati battaglia per tre serate nella piazza cittadina. Sotto l'occhio vigile della poco somigliante statua di San Tommaso e per nulla confusi dai languidi effluvi delle grigliate gigantesche tirate su ai lati del campo di gioco, a unico beneficio degli spettatori, confortati da indimenticabili pizze fritte e corroboranti bistecche e salumi locali.
L'atmosfera, per il resto, è quella - per chi ha l'età per ricordarselo - di Giochi senza Frontiere, che un tempo era un must dei giovedì estivi (mi pare...) in tv. Vale a dire che le otto squadre si confrontano in vari giochi di forza, di abilità, per lo più a tempo. Raccolgono punteggi in base al piazzamento e hanno la possibilità perfino di giocare il jolly in una delle gare, per raddoppiare il punteggio. 
Non mancano le contestazioni - mi aveva raccontato Libero già prima di cominciare - e anche quest'anno pare siano stati inevitabili con la nutrita giuria tirata in ballo dagli sconfitti per presunti errori...di calcolo. A conferma di quanto la tenzone sia sentita anche qui, anche se non siamo a Siena dove dopo un palio alla festa immensa della contrada vincente e delle sue alleate corrisponde l'autentica disperazione delle rivali.
Giusto però che sia così, permettetemi di dirvelo, amici di Aquino, perché va benissimo la sportività e la lealtà nel gioco, ma senza il sale della competizione acerrima non sarebbe più palio... Pensate un po' - lo dico a chi non c'è stato - che per stabilire la graduatoria finale è stato necessario stavolta ricorrere alla cosiddetta "classifica avulsa" che è complesso conteggio di piazzamenti singoli, visto che domenica sera dopo lo "stroncone", ovvero l'ultimo gioco, la Contea aveva visto finire a pari punti San Marco e Crucela, quest'ultima arresasi solo ai numeri, non senza mugugni. Vabbè, su quattro edizioni ci sono stati dunque quattro vincitori diversi. E non è una statistica da poco.
E per chi arriva dietro - da Valli salita sul podio fino a Chiusagrande, passando per San Pietro Vetere, Canapine, Filetti e Piazza (che si consola col Palio dei ragazzi) - comunque la soddisfazione di essersi divertiti a gareggiare e a tifare. Sotto l'instancabile regia di Camillo, che è poi il papà del mio amico Libero, assoluto conduttore e instancabile animatore delle tre serate di gara, dall'alto di un'esperienza quarantennale di piazze ed emittenti libere. Mi racconta delle sue riuscite imitazioni, della sua straordinaria collezione privata di tutto ciò che riguarda San Tommaso e del prossimo Premio Giovenale, di come questo Palio possa essere ulteriormente migliorato con qualche gioco inedito, magari più autenticamente medioevale. Basta scartabellare un po' nei volumi secolari. 
Il suo è davvero uno slancio d'amore verso la Contea. E ti fa immaginare Aquino non più ai margini di un'autostrada moderna ma sospesa strategicamente nell'eternità di una Storia antica, quella che ci ha portato fin qui. 






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