La chiameremo ancora Corea?
O diventerà Svezia il sinonimo dell'italico fallimento calcistico?
Lo scopriremo lunedì a Milano, nello stadio che fu di Mazzola e Rivera. Due giocatori che non cito a caso, non solo per via dell'anagrafe. Avrei potuto dire lo stadio del Milan di Sacchi o magari lo stadio dell'Inter del triplete. Ma il punto è proprio questo e lo avrete capito: gli uomini, i campioni, sono cosa diversa dalla squadra.
L'Italia di oggi non ha campioni in mezzo al campo. Ne ha uno in porta ma è quasi alla pensione. Gli altri sono giocatori di buon livello (molti ai limiti d'età) ma distanti chilometri dai più organizzati tedeschi e spagnoli, e perfino da francesi e inglesi, che dopo alterni periodi sfornano adesso ogni anno con puntualità i ricambi giusti, a volte giovani fenomeni. I nostri, presi singolarmente, valgono gli svedesi, i danesi, gli svizzeri, sì gli svizzeri che un tempo maltrattavamo. E se non la smettiamo con la supponenza e la puzza sotto il naso non andremo mai alla radice del problema.
Che è Ventura: dicono molti, se non tutti. Un ct è vero un po' bolso, ma forse non peggiore di un Prandelli o di un Donadoni, e perfino di un Valcareggi, se vi ricordate. Sarà pure lui che con qualche idea sballata di schemi farà perdere qualcosa alla Nazionale. Ma quanto? Un 2 o un 5 per cento, questo contano i selezionatori che non fanno altro appunto che scegliere e cercare di amalgamare quello che passa il convento. E allora vi siete per caso fatti un conto di quanti italiani passi il convento delle prime sei in classifica del nostro campionato? Quelli sono, non uno di meno: Barzagli e Chiellini gli unici juventini con Buffon, il Bonucci milanista di adesso, Parolo e Immobile della Lazio (l'unico altro italiano che gioca ogni tanto è Murgia!), De Rossi e Florenzi della Roma (in più ci sarebbero Pellegrini ed El Shaarawy), Candreva e Eder dell'Inter, Insigne e Jorginho (sic!) del Napoli. Più due o tre emigrati, Verratti in primis, poi Darmian o Zappacosta a vostra scelta...
La colpa è di Ventura? Se non ce n'è uno tra questi che sappia infilare un ultimo passaggio? Se non sono disponibili per noi i Dybala, i Merteens, i Perisic, i Suso o i Luis Alberto? Se con Immobile, che è pur sempre capocannoniere. grazie agli assist stranieri biancocelesti, non possono giocare Icardi, Higuain o Dzeko? Dove sono i Rivera e i Mazzola di adesso? O i Baggio e i Del Piero a seguire? E i giovani alla Cabrini, Rossi, Bergomi che prepotentemente tolsero il posto ai pensionandi di allora?
La verità è che abbiamo barattato una serie A per pochi club eletti, inzeppati di veri e presunti top player stranieri, con una nazionale di serie B che in Russia, seppur ci andremo, partirà senza velleità alcuna. Del resto a chi volete che importi? A Coni e Figc, ragionieri del nulla? Ai cinesi e agli americani conquistadores del nostro calcio? Ai presidenti di club nostrani che hanno in testa i bilanci e cercano talenti in giro per il mondo per fare l'affare infischiandosene completamente delle scuole calcio? Qualcuno ha idea vaga del numero di stranieri che oggi giocano nelle squadre Primavera o addirittura negli Allievi? Altro che italiani sia pur di terza generazione...
Ai tifosi dite che importi? Mah! Forse agli appassionati, agli italiani emigrati. Non certo ai komeinisti del tifo, tutti presi dalla rivalità cittadina o provinciale. Provate a chiedere ai vostri amici se preferiscano una vittoria nel derby o l'Italia che porta a casa il Mondiale...
Finito l'Azzurro, finiti quei tempi. Forse per sempre o comunque per un bel po'. La globalizzazione e Bosman impediscono l'autarchia e il calcio com'è ora non saprà mai autoregolamentarsi per esempio con una legge non scritta che imponga agli allenatori di schierare in campo almeno 5-6 italiani su 11. Troppi interessi economici in ballo, figuriamoci. Senza scuola, senza aiuti tecnici e poi senza possibilità di emergere, i nostri ragazzi sono destinati a un calcio secondario. "La serie B, il calcio degli italiani", recita uno spot profetico.
La base larga ce l'hanno altri Paesi e quelli che gli avanzano li spediscono all'estero, magari proprio da noi, a giocare e crescere. Così sono venuti fuori il Portogallo e il Belgio e presto vedrete Croazia, Serbia, perfino Albania e Macedonia consolidarsi.
Ventura è il dito ma la luna è troppo lontana...
L'abbiamo presa a calci da soli.
O diventerà Svezia il sinonimo dell'italico fallimento calcistico?
Lo scopriremo lunedì a Milano, nello stadio che fu di Mazzola e Rivera. Due giocatori che non cito a caso, non solo per via dell'anagrafe. Avrei potuto dire lo stadio del Milan di Sacchi o magari lo stadio dell'Inter del triplete. Ma il punto è proprio questo e lo avrete capito: gli uomini, i campioni, sono cosa diversa dalla squadra.
L'Italia di oggi non ha campioni in mezzo al campo. Ne ha uno in porta ma è quasi alla pensione. Gli altri sono giocatori di buon livello (molti ai limiti d'età) ma distanti chilometri dai più organizzati tedeschi e spagnoli, e perfino da francesi e inglesi, che dopo alterni periodi sfornano adesso ogni anno con puntualità i ricambi giusti, a volte giovani fenomeni. I nostri, presi singolarmente, valgono gli svedesi, i danesi, gli svizzeri, sì gli svizzeri che un tempo maltrattavamo. E se non la smettiamo con la supponenza e la puzza sotto il naso non andremo mai alla radice del problema.
Che è Ventura: dicono molti, se non tutti. Un ct è vero un po' bolso, ma forse non peggiore di un Prandelli o di un Donadoni, e perfino di un Valcareggi, se vi ricordate. Sarà pure lui che con qualche idea sballata di schemi farà perdere qualcosa alla Nazionale. Ma quanto? Un 2 o un 5 per cento, questo contano i selezionatori che non fanno altro appunto che scegliere e cercare di amalgamare quello che passa il convento. E allora vi siete per caso fatti un conto di quanti italiani passi il convento delle prime sei in classifica del nostro campionato? Quelli sono, non uno di meno: Barzagli e Chiellini gli unici juventini con Buffon, il Bonucci milanista di adesso, Parolo e Immobile della Lazio (l'unico altro italiano che gioca ogni tanto è Murgia!), De Rossi e Florenzi della Roma (in più ci sarebbero Pellegrini ed El Shaarawy), Candreva e Eder dell'Inter, Insigne e Jorginho (sic!) del Napoli. Più due o tre emigrati, Verratti in primis, poi Darmian o Zappacosta a vostra scelta...
La colpa è di Ventura? Se non ce n'è uno tra questi che sappia infilare un ultimo passaggio? Se non sono disponibili per noi i Dybala, i Merteens, i Perisic, i Suso o i Luis Alberto? Se con Immobile, che è pur sempre capocannoniere. grazie agli assist stranieri biancocelesti, non possono giocare Icardi, Higuain o Dzeko? Dove sono i Rivera e i Mazzola di adesso? O i Baggio e i Del Piero a seguire? E i giovani alla Cabrini, Rossi, Bergomi che prepotentemente tolsero il posto ai pensionandi di allora?
La verità è che abbiamo barattato una serie A per pochi club eletti, inzeppati di veri e presunti top player stranieri, con una nazionale di serie B che in Russia, seppur ci andremo, partirà senza velleità alcuna. Del resto a chi volete che importi? A Coni e Figc, ragionieri del nulla? Ai cinesi e agli americani conquistadores del nostro calcio? Ai presidenti di club nostrani che hanno in testa i bilanci e cercano talenti in giro per il mondo per fare l'affare infischiandosene completamente delle scuole calcio? Qualcuno ha idea vaga del numero di stranieri che oggi giocano nelle squadre Primavera o addirittura negli Allievi? Altro che italiani sia pur di terza generazione...
Ai tifosi dite che importi? Mah! Forse agli appassionati, agli italiani emigrati. Non certo ai komeinisti del tifo, tutti presi dalla rivalità cittadina o provinciale. Provate a chiedere ai vostri amici se preferiscano una vittoria nel derby o l'Italia che porta a casa il Mondiale...
Finito l'Azzurro, finiti quei tempi. Forse per sempre o comunque per un bel po'. La globalizzazione e Bosman impediscono l'autarchia e il calcio com'è ora non saprà mai autoregolamentarsi per esempio con una legge non scritta che imponga agli allenatori di schierare in campo almeno 5-6 italiani su 11. Troppi interessi economici in ballo, figuriamoci. Senza scuola, senza aiuti tecnici e poi senza possibilità di emergere, i nostri ragazzi sono destinati a un calcio secondario. "La serie B, il calcio degli italiani", recita uno spot profetico.
La base larga ce l'hanno altri Paesi e quelli che gli avanzano li spediscono all'estero, magari proprio da noi, a giocare e crescere. Così sono venuti fuori il Portogallo e il Belgio e presto vedrete Croazia, Serbia, perfino Albania e Macedonia consolidarsi.
Ventura è il dito ma la luna è troppo lontana...
L'abbiamo presa a calci da soli.
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